Parto dalle mie perplessità che hanno preceduto il voto per le primarie del PD e le coniugo al presente poiché non sono scomparse con questo risultato che, ammetto, desta un notevole interesse.
Il PD è stato fra i principali protagonisti delle scelte conservatrici di governo (quando ha governato) e degli “accomodamenti” vari quando avrebbe dovuto fare opposizione. Potrei fare un elenco lunghissimo, ma mi limito ad alcune cose.
Oggi ci troviamo a dover osteggiare un tentativo di secessione “mascherata” denominata “autonomia differenziata”, di cui è padre il genitore del “porcellum”, grazie a una revisione costituzionale del 2001 (per certi versi aberrante) sulla quale marciano con i loro stivali chiodati il padre dell’ “autonomia differenziata”, tutta la lega, il Governo fascista e Bonaccini. È un sentiero aperto e in parte percorso dal PD, qualcuno può negarlo?
Nel 2012 il Governo promuove la revisione costituzionale per introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione e lo fa decidendo a priori e senza pudore l’esclusione dell’elettorato dal referendum confermativo, avendo approvato in Parlamento il ddl costituzionale in seconda lettura con la maggioranza qualificata.
Nel 2016 il PD propone un colossale stravolgimento della Costituzione orientato all’abbattimento della forma di governo parlamentare e alla marginalizzazione dei diritti di partecipazione dei cittadini. Un tentativo miseramente fallito, ma il PD dopo la sconfitta sembrava non vergognarsene per niente. Per favore, non si dica, oggi: “quello era Renzi”: dentro al PD tutti osannavano questo bullo sguazzone e ricordo bene gli insulti subiti nelle loro sedi quando mi chiamavano per i confronti durante la campagna referendaria.
E la legge elettorale? Oggi ci troviamo a votare con un sistema elettorale aberrante perché dopo il “porcellum”, dichiarato incostituzionale dalla Consulta, anche un altro obbrobrio ha avuto lo stesso destino: stavolta però si chiamava “Rosatellum”. Prima il nomen era leghista, poi era del PD. Ecco perché il sistema elettorale oggi è il peggiore di tutta la storia della Repubblica.
Poi la riduzione del numero dei parlamentari proveniente da un progetto piduista che oggi si rivela per la sua gravità, chiaramente tollerato e incoraggiato dal PD.
E le stragi quotidiane di migranti dovute in parte anche al decreto Minniti? E l’appiattimento totale sugli interessi degli USA che si esprimono mediante la NATO? E il matrimonio con l’idea che in Ucraina bisogna vincere per cui la fornitura di armi sempre più sofisticate sarebbe una scelta democratica e solidale? E l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori insieme alla crescente e inaudita precarizzazione dei rapporti di lavoro, eppoi, eppoi…ma mi fermo solo per dire che questo partito non mi è mai appartenuto neanche un po’ e alle primarie di domenica scorsa non ho votato perché le sue questioni interne per scegliere un capo non mi interessavano.
Detto questo, tuttavia, non tanto perché il PD è l’unico partito che organizza le primarie (non mi hanno mai convinto, pur se certamente più della c.d. piattaforma Rousseau) ma, per alcune circostanze certo non trascurabili, questa volta sembra profilarsi qualcosa di nuovo: Elly Schlein è iscritta al PD da pochi mesi; su circa un milione di partecipanti al voto vi è stata un’imponente partecipazione di non iscritti al PD che ha prevalso; moltissimi partecipanti non iscritto al PD sono elettori che non vanno più a votare, annullano la scheda elettorale, la lasciano in bianco; le manovre dei dirigenti del PD volte alla predeterminazione dei risultati, sembrano essere state travolte.
Attraverso questo sistema, insomma, lo storico apparato di capi del PD sembrerebbe aver voluto corre il rischio che ha corso: essere scalzato dai cittadini non iscritti. Forse non se lo aspettavano, ma la tradizionale stabilità nel rapporto verticale fra capi e base degli iscritti sembrerebbe essere saltata. Si sono consentite, infatti, la candidatura di un’estranea agli apparati e l’apertura delle urne ai non iscritti.
Mancano i contenuti, però! Per ora ci sono poche e interessanti dichiarazioni della Schlein. Aspettiamo di sapere, almeno, quali saranno gli orientamenti di indirizzo di questo partito “novo” (vedremo) almeno su tutte le questioni poste sopra e, soprattutto, quale ruolo sarà riservato alla base del PD e a tutti i cittadini nella definizione delle politiche e delle candidature. Il mio amico Giovanni Allegretti che organizza democrazia di base da una vita in tutto il mondo e ha dato una mano anche qui, mi ha detto che in un partito anche il cambio di un capo può aiutare il suo rinnovamento. Io gli credo perché lo so, ed Elly, nelle sue dichiarazioni, sarà prossimamente più esplicita.